Secondo il filosofo della scienza Ervin Laszlo, le discipline sono artefatti, astrazioni artificiali. Pur essendo necessarie, possono costituire una limitazione sul tipo e sul numero di osservazioni e di elementi che si considerano. In definitiva, non ci sono confini in natura che trovano corrispondenza con i confini delle discipline; come scriveva William Shakespeare: “Ci sono infinite più cose sotto il cielo e sulla terra che in tutta la nostra filosofia e le nostre scienze”. I confini delle discipline dovrebbero quindi essere considerati permeabili, espandibili e trasferibili. Accettare un approccio interdisciplinare su un determinato tema, può significare rinunciare alla prospettiva, in senso esclusivo, di una specifica disciplina; in ogni caso richiede di evitare l’alternativa esclusiva del tipo “aut-aut; si tratta piuttosto di far da navetta tra saperi compartimentalizzati per integrarli, contestualizzarli e globalizzarli. In questo quadro di riferimento, l’attività di ricerca è principalmente indirizzata a tematiche concernenti la Didattica e la Storia della Fisica e ai rapporti della Fisica con le altre discipline. Per esempio, sebbene caratterizzate da identità distinte, Fisica e Matematica presentano aree di attività comuni e profondamente interconnesse. Ciò comporta delle complessità nei programmi universitari dovute, principalmente, alla circostanza che spesso gli stessi concetti, come ad esempio quello di derivata, di equazione differenziale, di serie, di integrali e altri argomenti ad essi correlati, vengono introdotti in modo distinto, senza alcuna correlazione disciplinare e alcuna complementarità.  Recenti studi evidenziano come la comprensione di alcuni argomenti della Fisica e della Matematica può essere significativamente migliorata grazie ad un approccio teorico e sperimentale congiunto in cui concetti fisici e matematici si integrano a vicenda al fine di connettere piuttosto che separare, evidenziandone così le profonde affinità epistemologiche.